L'ombra del vento


"Era un tempio tenebroso, un labirinto di ballatoi con scaffali altissimi zeppi di libri, un enorme alveare percorso da tunnel, scalinate, piattaforme e impalcature: una gigantesca biblioteca dalla geometria impossibile." [...] "Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel [...] Questo luogo è un mistero, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e l'anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. [...] La tradizione vuole che chi viene qui per la prima volta deve scegliere un libro e adottarlo, impegnandosi a conservarlo per sempre, a mantenerlo vivo. [...] Mi aggirai in quel labirinto che odorava di carta vecchia, polvere e magia per una mezzora. Lasciai che la mia mano sfiorasse il dorso dei libri disposti in lunghe file, affidando la mia scelta al tatto. [...] Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo infinito da esplorare e che, fuori di lì, la gente sprecasse il tempo ascoltando partire di calcio e sceneggiati alla radio, paga della sua mediocrità. Non so dire se dipese da queste riflessioni, dal caso o dal suo parente nobile, il destino, ma in quell'istante ebbi la certezza di aver trovato il libro che avrei adottato, o meglio, il libro che avrebbe adottato me. Sporgeva timidamente da un ripiano, rilegato in pelle color vico, col titolo impresso sul dorso a caratteri dorati. Accarezzai quelle parole con la punta delle dita e le lessi in silenzio. Juliàn Carax, L'ombra del vento. Non conoscevo né il titolo né l'autore, ma non mi importava. Era una decisione irrevocabile, da entrambe le parti. Presi il libro e lo sfogliai con cautela: le sue pagine palpitarono come le ali di una farfalla a cui viene restituita la libertà."

Da questo momento una serie di avvincenti intrecci mi ha indotta ad una lettura “matta e disperatissima”. E’ uno di quei libri in cui l’avvicendarsi di storie e di eventi incuriosisce e coinvolge e i luoghi descritti appaiono nitidamente nell’immaginazione. L’elevato numero di personaggi, di flashback e di racconti nel racconto riesce ad essere apprezzato anche da chi, come me, ci mette un po’ a memorizzare i nomi delle persone, delle vie e dei posti.
Sono due le suggestioni riaffiorate nella mia mente durante la lettura di questo libro che voglio condividere.
La prima riguarda la vecchia biblioteca del mio paese e il suo metodo di catalogazione dei libri in prestito. Diversamente da quanto accade oggi (l’etichetta con il codice a barre facilita una serie di operazioni), quando ero piccola l’ultima pagina dei libri aveva una taschina al cui interno vi era un biglietto in cartoncino sul quale veniva impressa con un timbro la data di inizio del prestito accanto alla quale veniva apposta la firma della persona che “adottava” quel testo per un periodo limitato di tempo. Oltre ad osservare l’immagine in copertina, leggere la sinossi, valutare il numero delle pagine e informarsi su titolo ed autore era prassi dare una sbirciata ai lettori che prima di me avevano scelto quel libro. Alcuni erano miei amici, altri amici dei miei fratelli, altri ancora conoscenti e poi c’erano nomi di persone che non evocavano in me alcuna immagine. La popolarità di un libro dipendeva dal numero delle firme sul cartoncino e mi piaceva sapere chi aveva contribuito a “mantenere vivo” quel racconto prima di me.
La seconda suggestione è l’immagine di Barcellona, in cui è ambientato “L’ombra del vento”. Le passeggiate per La Rambla, il Tibidabo, il suo essere città di mare, il ristorante “Los Caracoles”, il clima ospitale, la sangria e la paella, i colori e i profumi del mercato di Sant Josep meglio noto come mercato de La Bouqueria sono alcuni degli elementi che, a mio avviso, rendono questa città accogliente e solare. A ciò si aggiunge l’aspetto più commerciale: regno di Zara, Pull and Bear, Bershka, Stradivarius & co. è la patria dello shopping low cost e del divertimento. Accanto a locali storici e tipici non manca l’Hard Rock Cafè in Plaça de Catalunya che proprone Caesar Salad e Hamburger imperdibili!

Buona lettura,
A.

Nessun commento:

Posta un commento