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lunedì 31 gennaio 2011

Perchè anche bassa è bello!

"Nella botte piccola c'è il vino buono", quante volte me lo sono sentito dire per i miei 157 cm?! MILIONI DI VOLTE!
E voi, quanto siete alte?
Io sinceramente non vivo male questa cosa dell'altezza, anzi ci scherzo sopra, molto spesso invece sono gli altri a farmi vivere la mia "bassezza" quasi come un handicap, ma perchè?? Ok, molti negozi non fanno la linea "petite" (esiste anche la linea "tall" per le altissime), quindi devo sempre accorciare i jeans e i calzoni; quando lavoravo in biblioteca per sistemare i libri negli scaffali più alti utilizzavo una sedia! Ma posso usare le magliettone come miniabitini e non ho mai problemi di spazio quando mi siedo nei sedili posteriori dell'auto! :)
Tantissime donne meravigliose sono alte come me e nessuno lo direbbe, questo perchè sanno valorizzarsi: con i giusti vestiti, ma soprattutto mettendo in evidenza i loro pregi (ma molto spesso portando dei tacchi vertiginosi!)


* Prima tra tutte la mia adorata Scarlett Johansson, con i suoi 160 cm

* Natalie Portman e i suoi 159 cm

* Eva Longoria con i suoi 155 cm

* Sarah Jessica Parker e i suoi 162 cm

* Drew Barrymore con i suoi 158 cm


* Anche una modella può superare di poco il metro e sessanta, Devon Aoki infatti è alta 162 cm!

* Kyle Minogue con i suoi 152 cm


E poi Lady Gaga con i suoi 155 cm, Selma Hayek con 156 cm, Avril Lavigne e Geri Haliwell con 157 cm, Reese Whiterspoon, Nelly Furtado e Shakira con 158 cm.
Beh, che dire? Non le trovate tutte splendide nonostante siano tutte "alte" all'incirca 1,60 m?
L'IMPORTANTE E' SAPERSI VALORIZZARE!! ;)


c.

giovedì 27 gennaio 2011

Lanvin e H&M -- vol.2

"Del Lanvin non si butta via niente", così ci ha avvisate stamattina Vogue.it riguardo alla nuova collezione di H&M recuperata dagli scarti della precedente collaborazione con Alber Elbaz.

"Un successo, un successone vero la collezione di Alber Elbaz per H&M. Code chilometriche fuori dai negozi, fashion victim sveglie all’alba e digiune, in attesa della loro dose di Lanvin low cost. Abiti coloratissimi a prezzi abbordabili, abiti per donne giovani e spiritose che non temono le basse temperature (certi monospalla impossibili da coprire con golfini o simili).

Un altro colpaccio di H&M, che continua a camminare sul filo sottile fra la tendenza e l’usa-e-getta, anche se le polemiche non sono mancate: specialmente quando si è scoperto che i negozi statunitensi danno alle fiamme i capi difettati, piuttosto che donarli a case di accoglienza e ospizi. Non sia mai che gli homeless americani si vestano come gli hipster.

Forse anche per questo H&M ha deciso di utilizzare il tessuto avanzato nella creazione della collezione Lanvin per una linea chiamata Waste. I capi ottenuti sanno – non a caso – un po’ di patchwork, un po’ di mercatino dell’artigianato: dedicati alle fashion victim che quella mattina famosa preferirono dormire."




Disponibile solo negli stores selezionati. Obviously.



c.

martedì 25 gennaio 2011

La moda nella storia.2 _ Paul Poiret

Paul Poiret, stilista francese di inizio Novecento, può essere considerato l'innovatore della moda.
Fin dai primi anni Paul, figlio di un mercante di stoffe, si era ritrovato a vivere circondato dalla sua materia prima e aveva creato degil abiti per le bambole della sorellina; dopo alcuni anni di gavetta riucì ad entrare nella maison di Worth (vedi post n.1)


Qui però la sua eccessiva modernità nel disegno della linea degli abiti non fu apprezzata e così all'inizio del XX secolo aprì una propria casa di moda e il suo negozio fu diverso dagi altri ateliers, aveva infatti delle vetrine enormi (in confronto alle altre botique, dove lo spazio riservato all'esposizione era praticamente nullo).
Poiret divenne famoso principalmente per aver liberato le donne dalla costrizione del busto, cambiando così radicalmente la silhouette femminile, regalandole scioltezza; lo stilista infatti aveva preso ispirazione dal periodo neoclassico e aveva fatto del drappeggio il simbolo dei suoi vestiti.


Ma questo grande stilista, a cui ora molti musei dedicano ampie esposizioni e retrospettive, è stato un vero e proprio genio del marketing: fu il primo infatti a organizzare sfilate itineranti in tutta Europa per promuovere le sue collezioni, pubblicare album dei suoi bozzetti a scopo pubblcitario (curati dai più grandi illustratori del tempo) e realizzò accessori fashion, primo fra tutti un proprio profumo, allargandosi poi fino all'arredamento con complementi d'arredo, tappezzeria e tessuti firmati.


Dopo la prima guerra mondiale il mondo era cambiato, oltre a non trovare più riscontro tra i gusti delle sue clienti, Poiret si si espose troppo finanziariamente, sbagliando completamente i suoi investimenti (tra i quali la partecipazione all'esposizione universale del '25); la crisi del 1929 contribuì al suo declino, lo stilista quindi si accontetò di collaborazioni occasionali con i grandi magazzini e morì praticamente in miseria miseria.


Poiret ha saputo offrire alla moda un contributo artistico, dandole una nuova dignità e fissando dei paradigmi con la nascita del suo stile moderno.




c.

domenica 23 gennaio 2011

Chapeau!

Il copricapo ha la funzione di proteggere la testa da condizioni climatiche avverse. Con il tempo però è diventato un accessorio caratterizzante al punto che molti personaggi famosi, per la loro particolare abitudine ad indossarne un certo modello, sono oggi immediatamente identificati attraverso il loro cappello.



Charlie Chaplin con la bombetta


La Regina Elisabetta d'Inghilterra che ne ha sempre in testa uno


Humprey Bogart con il suo “modello classico”

Indiana Jones

The Blues Brothers

Il cappello australiano in pelle di Paul Hogan in Crocodile Dundee

Slash, chitarrista dei Guns N’ Roses, con il cilindro su misura

Malcom McDowell in “Arancia Meccanica”

Sono molte le celebrities che lontane dai riflettori optano per un cappello sperando di passare inosservate e cadere in un rilassante anonimato per qualche ora.



Più chic rispetto allo sportivissimo cappellino con visiera è il Panama, re dei cappelli di paglia dal gusto retrò e tipicamente estivo. In controtendenza rispetto ai suoi cugini ha avuto un trend di crescita delle vendite.
Il nome di questo copricapo risale al 1906 quando, durante l’inaugurazione del canale di Panama, Theodore Roosvelt ne indossava uno di altissima qualità.





Se da un lato, permette di nascondersi, dall’altro può anche consentire di mettersi in mostra. In molti casi portare il cappello significa sottolineare la propria originalità.




Save the date: Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie (Milano, Triennale, 18 gennaio – 20 marzo). Una mostra, divisa in cinque percorsi (L’identità, ovvero il cinema con il cappello, Il cappello che emoziona, Scappellamenti e gesti, La giostra dei nomi & Borsalino lancia Borsalino) con una carrellata dei prodotti del celebre marchio portati sul grande schermo, a partire da Alain Delon – Borsalino del 1970. I curatori sono il critico Gianni Canova e Elisa Fulco della Fondazione Borsalino.

Buona domenica,
A.

giovedì 20 gennaio 2011

GLEE

Ho deciso di scrivere un post su uno dei telefilm di cui ultimamente non posso fare a meno: Glee. Secondo me, dopo che se ne vede qualche puntata, crea dipendenza! In qualsiasi caso è davvero da vedere: in Italia è già alla seconda stagione sul canale FOX di Sky oppure è inziato questo settimana su Italia1... Ma (e questo non dovrei proprio dirlo) è facilissimo trovarlo in streaming in verisone americana con i sottotitoli.



Ad ogni modo, Glee è una serie americana (creata niente di meno che dal papà di Nip/Tuck) incentrata sulle vicende di un gruppo di ragazzi che fanno parte del coro della scuola, il Glee Club per l'appunto; concepita in maniera completamente diversa rispetto ai classici teen serial, la seria lascia ampio spazio alla musica e ogni puntata diventa un mini musical (spettacolare è la puntata dedicata al THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW. Ma Glee non è solo musica, è anche divertente e ironico: prende in giro gli stereotipi dell'high school americana, e prende in giro se stesso! Altro punto a suo favore: in questa seria non si ha a che fare con una Marissa Cooper o una Blair Waldorf, i ragazzi sono abbastanza normali: c'è la ragazza carina, ma c'è anche il ragazzo che nessuno degnerebbe di uno sguardo! 





I personaggi sono davvero geniali: a partire da Sue Sylvester - la terribile e cinica coach della squadra di cheerleaders, passando per Kurt - il ragazzo gay fashionista ed emarginato e Brittany - l'ochetta cheerleader, per finire a Emma Pilsbury - la strambissima consulente scolastica con manie d'igiene.

Molto spesso ci sono state comparse di gran livello, la migliore fino adesso, secondo me, è stata quella di Gwyneth Paltrow nei panni di una supplente di spagnolo molto originale, Holly Holiday, che si è esibita in una versione "retrò" di Umbrella di Rihanna.




Si vocifera che anche Anne Hathaway parteciperà alla serie interpretando la zia lesbica di Kurt, un ruolo che sembra abbia ideato lei stessa.

Inoltre i gleeks di tutto il mondo, come me, possono dimostrare apertamente di amare la serie: da Macy's infatti è possibile trovare una linea di moda con t-shirts, top e felpe con cappuccio: per chi vuole sentirsi una cheerleader o per chi farebbe carte false per indossare una delle tute di Sue. 


"and it's how Sue c this"




c.

mercoledì 19 gennaio 2011

GOLDEN GLOBE: promosse e bocciate

Se il diavolo veste Prada, le attrici vestono verde: mai questo colore è stato così protagonista di una cerimonia, verrebbe da dire osservando questa edizione dei Golden Globes 2011, dove diverse star hanno sfoggiato il bellissimo colore che ha tinto ancora più di glamour l'occasione.

Angelina Jolie
Le promosse di questa passerella:


Olivia Wilde, protagonista di TRON LEGACY
Natalie Portman vincitrice del premio miglior attrice per "Swan" (dove interpreta una ballerina)
Julia Stiles, candidata per un piccolo ruolo nella serie DEXTER
Lea Michele, protagonista di GLEE
Le bocciate:
Jayma Mays, protagonista del serial/musical GLEE
Julianna Marguiles, ex infermiera dello storico E.R.-MEDICI IN PRIMA LINEA
Michelle Williams, l'ex protagonista di DAWSON'S CREEK
A breve ci aspetta il red carpet degli oscar: chi più ne ha, più ne metta!! :)




c.

martedì 18 gennaio 2011

Anche durante i saldi si ha il diritto di essere pignole




Non capisco perché alcune commesse tolgono gli indumenti dalle grucce quasi strappandoli.
Il prezzo scontato non giustifica l’acquisto di un abitino scucito e nemmeno di un maglioncino rosso se l’idea era di prenderlo blu.
Per quale motivo non devo ispezionare un indumento o chiedere di provare tutti i modelli disponibili prima di decidere se recarmi alla cassa o salutare gentilmente e uscire a mani vuote dalla boutique?
Devo ancora comprendere la ragione per cui alcuni negozi nascondono la merce in saldo come fosse qualcosa di cui vergognarsi. A questo punto tanto vale emulare LV: non li fanno e si tolgono il disturbo.
Saldi significa “sconti di fine stagione” e non “sbarazzarsi di qualsiasi tipo di merce macchiata, strappata, difettata o vecchia che sia”. Tutti i negozi dovrebbero proporre i capi della stagione che sta terminando e non trasformarsi in outlet cercando di rifilare qualsiasi cosa.
Trovare quello che veramente si cerca è difficilissimo; scovare l’ultimo capo della propria taglia di una camicia di jeans con rouches è un colpo di fortuna che stranamente è capitato a me!
E’ invece il caso di diffidare da uno scaffale in cui sono riposti ordinatamente maglioni di tutti i colori, disponibili in tutte le taglie: davvero strano che nessuno ci abbia buttato l’occhio. Se proprio non si riesce a resistere alla tentazione è bene controllare il cartellino che quasi sicuramente rivelerà che la merce non è in saldo o che si tratta della nuova collezione.
Sentirsi lusingate di aver ricevuto un sms che invita a partecipare ai pre-saldi è una vera illusione: non è una gentilezza verso le clienti più fedeli ma un espediente per riuscire a vendere di più, evitando file e confusione.
 Rispettare i propositi fatti prima della partenza dei saldi e non cedere ad altre tentazioni è impossibile, meglio rassegnarsi: si trova sempre qualcosa di inaspettatamente carino dove non avremmo mai immaginato. Attenzione però a non essere troppo buone con sé stesse assecondando ogni capriccio perché la pena è il pentimento (se non immediato, una volta arrivate a casa).

 
Buona caccia,
A.

domenica 16 gennaio 2011

La moda nella storia.1 _ Charles F. Worth

Se si può assegnare una data di nascita all'haute couture, quella più accreditata dagli studiosi di moda è il 1858, quando Charles Frederick Worth aprì il suo atelier a Parigi in Rue de la Paix al civico 7.


Lo stilista, di origini inglesi, iniziò la sua carriera come commesso in uno dei primi grandi magazzini di Londra e proprio grazie a questo mestiere riuscì a comprendere meglio l'universo femminile della clientela di questi nuovi negozi e quindi delle primissime fashion addicted, perchè già nell'800 il nuovo passatempo dello shopping era riservato esclusivamente alle donne, le più facoltose.

Il suo debutto come stilista nell'alta società avvenne grazie alla principessa di Metternich, che indossò un suo abito ad un ballo e lo nominò ufficialmente sarto di corte. La notorietà ottenuta tra le donne borghesi dilagò sempre di più; Worth proponeva ogni anno una collezione di abiti che mostrava alle proprie clienti nel suo negozio in anticipo rispetto alla stagione e le clienti sceglievano tra ciò che lui presentava, rinunciando così ad essere creatrici di mode e tendenze, facendo diventare il couturier arbitro unico del gusto e della moda. 
A Worth si devono altre moltissime innovazioni: oltre a dividere la moda in stagioni, fu il primo a diffondere i propri cartamodelli sul mercato, cercando di evitare così le imitazioni; inoltre abolì l'uso della crinolina in favore di decorazioni e drappeggi con il cosiddetto pouf, che grazie ad una piccola gabbia metallica imbottiva la parte posteriore degli abiti, appiattendo il davanti facendo risultare meno ingombranti le gonne. 

 
Piccola particolarità: Worth realizzò molte delle sue creazioni, soprattutto all'inizio della sua carriera come stilista, per sua moglie, che può quindi essere considerata la prima mannequin della storia!!


c.