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giovedì 30 settembre 2010

Le spille di Lady Tata

Per le super fan di X-Factor, come me, è stato uno choc vedere Morgan licenziato dal ruolo di giudice, ma la nuova edizione (la quarta) si è aperta con piacevoli soprerse.


- il posto di Morgan è stato preso da un altro personaggio altrettanto carismatico: Elio, che io adoro non solo per la sua ironia pungente, ma per la sua vastisissima cultura musicale (per chi non lo sapesse ha studiato al conservatorio!).
- la mitica Mara Maionchi non è cambiata di una virgola e continua imperterrita la sua avventura televisiva tra lacrime (ma quanto è tenero Stefano??), battute (cit. "sono una vecchietta di sessant'anni che tiene ancora botta!!") e presenza di spirito; inoltre in questa edizione, per le prime quattro puntate, si è sempre presentata molto chic: smalto scuro (il color tortora/grigio che va tanto quest'inverno) e anelli a più dita!
- la sig.ra Mori, nonostante fosse una bella presenza ma poco incisiva, è stata rimpiazzata da ben due giudici, sui quali all'inizio ero molto prevenuta, ma che invece si stanno rivelando due grandi personaggi: Ruggeri e la Tatangelo.
- Enrico si è rivelato un vero e proprio cattivo, a partire dall'abbigliamento sempre scurissimo (come i veri e proprio cattivi) fino ai giudizi pungenti lanciati ai concorrenti delle altre squadre.
- Anna invece sta uscendo piano piano e si sta mettendo in gioco. Partendo dal presupposto che non è tra le mie cantanti preferite, anzi, bisogna comunque riconoscerle che ha una bellissima voce, nonostante stia con Gigi D'Alessio (la sua penalizzazione più grande credo!) e che un po' alla volta sta dando giudizi sempre più tecnici. Avendo 24 anni, essendo una bellissima ragazza, la Tatangelo segue giustamente la moda (anche se il suo stile non è molto il mio genere) e una cosa che mi ha molto colpito sono le gigantesche spille simil caricatura che per ora ha portato 3 puntate su 4. Le avete notate??
Alla prima puntata ne indossava una di Lady Gaga che le ha regalato il soprannome di LADY TATA datole da Francesco Facchinetti.

Durante la terza puntata Anna ne portava una di Michael Jackson


E martedì scorso Lady Tata aveva appuntata alla spalla del gilet una spilla a forma di Freddie Mercury


All'inizio ho pensato che le spille fossero collegate alle canzoni dei concorrenti: nella prima puntata quando Anna indossava Lady Gaga, una delle sue cantanti, Sofia, ha debuttato (disastrosamente) con PAPARAZZI; nella puntata in cui Lady Tata indossava Michael Jackson una concorrente in lizza per l'ingresso nel reality, Eliana, si è presentata sul palco con THE WAY YOU MAKE ME FEEL; ma nell'ultima puntata, quando Anna aveva la spilla di Freddie Mercury, la sua unica ragazza, Dorina, ha cantato una canzone della Turner e non dei Queen!! La mia teoria va a farsi friggere!!
Quindi queste spille??!!
Sto cercando di scoprire da dove vengono, quanto costano, ma soprattutto perchè!!
A voi piacciono??


STAY TUNED!



c.

mercoledì 29 settembre 2010

My new little blue dress


Sono pienamente soddisfatta quando:
-         compro qualcosa che mi piace e scopro che è esattamente dello stesso colore di un accessorio che già ho e si abbinano perfettamente;
-         compro qualcosa di molto versatile, che si presta a far parte di molti outfit diversi e che quindi sfrutterò molto;
-         compro qualcosa di intramontabile, trasversale a tutte le tendenze e a tutte le epoche;
-         compro qualcosa che esalta i miei punti di forza ma soprattutto nasconde i miei punti critici;
-         compro qualcosa di bello ma che non mi costringa a scongelare la carta di credito che ho nascosto in freezer (chi ha visto il film “I love shopping” ne sa qualcosa);
-         compro qualcosa che avevo visto da qualche parte (riviste, pubblicità, per strada…) e, una volta provato, mi sta anche bene;
-         finalmente trovo quella cosa la cui immagine si era fissata indelebilmente nella mia mente sino a divenire un bisogno primario;
-         compro qualcosa che mi rappresenta, tanto che quando lo mostro a mia mamma dice: “Questo è proprio il tuo”;
-         trovo qualcosa che mi piace e che non posso non comprare;
-         compro qualcosa e i momenti del pentimento (lo metterò?), del ripensamento (ho fatto bene a prenderlo?), dell’insicurezza (ma è bello? Mi sta bene?), del dubbio (ho speso troppo o vale tutti quei soldi?), del confronto (forse se lo prendevo da un’altra parte era meglio?) non arrivano!
-         trovo, negli armadi di mia mamma, delle mie zie, di mia nonna o di cari conoscenti alcuni oggetti o capi assolutamente stre-pi-to-si (e naturalmente me ne impossesso).
Quello che per alcuni è un banale gesto per me è un atto significativo: lo shopping.
Mi affeziono ad ogni cosa che compro perché ricordo la giornata in cui l’ho acquistato.
Ecco il mio nuovo abitino blu!
Mi piace perché: è semplice, è blu, ha il fiocco, è corto ma non troppo, è versatile, non avuto ripensamenti o pentimenti dopo l’acquisto, piace anche al mio ragazzo (non ha fatto alcuna smorfia mentre lo provavo!), è economico e ho già in mente molti abbinamenti che lo coinvolgono.




A.

martedì 28 settembre 2010

A Matter of taste

Cosa c'è di meglio di borse e accessori?? Borse e accessori in golosa frutta e verdura!
Se anche voi non sapete resistere alla tentazione dell'ultimo modello di borsa o non sapete (e non potete) dire "NO" alle scarpe must di stagione, godetevi questi veri e propri gioiellini fotografici di Fulvio Bonavia, grandissimo fotografo: Fulvio ha immortalato gli oggetti di culto tra le donne (clutch e borsette da sera, collane, orecchini e cinture) utilizzando sardine, broccoli, parmigiano, more e lamponi, pasticcini e tutto quello che c'è di commestibile! Che acquolina!






Questo geniale fotografo però non si limita ad ingolosire fashion addicts, e non solo, con piccoli gioielli gastronimici, ma riproduce anche accessori, come sandali e profumi, fatti completamente di delicatissimi e bellissimi fiori.








Queste meraviglie sono tutte raccolte in un libro che si chiama QUESTIONI DI GUSTO e riunisce due progetti del fotografo: MATTER OF TASTE e SCENT OF FLOWER, edito da De Agostini al prezzo di 49,00 €.


tutti i diritti delle immagini sono riservati a Fulvio Bonavia
© Fulvio Bonavia alla rights reserved



C.

lunedì 27 settembre 2010

Un altro lunedì!

Lu-ne-dì: tre sole sillabe, sei misere lettere; un nome astratto che però porta con sé un’infinità di connotazioni. Lavoro, scuola, stress, traffico, riunioni, interrogazioni, verifiche, svegliarsi presto, noia…


Questo maledetto primo giorno della settimana è persino in grado di rovinare quello che lo precede, la domenica. Da buona leopardiana non posso non citare “Il sabato del villaggio”.

Quasi per magia la domenica sera la mia testa viene invasa da pensieri che avevo chiuso in un cassetto il venerdì sera! Ricominciano, per esempio, a riapparire pensieri lavorativi, nomi di persone che con la mia vita privata (per fortuna?!) non hanno niente a che fare, mi immagino seduta davanti ad un pc che non è mio, sento un vocìo poco familiare, di persone che discutono come se le sorti del mondo pendessero dalle loro labbra, intravedo macchine in coda e semafori rossi… E il suono della sveglia diviene sempre più reale finché mi accorgo che è ora di alzarmi! Oh no!


Arrivata in ufficio mi rendo conto che ci sono persone, probabilmente per nulla leopardiane, che non amano il sabato e non santificano la domenica dato che trovo e-mail scritte ad orari improponibili durante il fine settimana. Passate in rassegna tutte le possibili scuse (dedizione al lavoro, serietà, senso del dovere, responsabilità, maturità, affidabilità, ambizione) realizzo che nessuna è valida e capace di giustificare questa continua e perpetua corsa verso un obiettivo che si sposta sempre più in avanti. E, dato che nel mondo non c’è quasi mai giustizia, spesso non si è nemmeno ripagati e nemmeno si riceve un ringraziamento. Ma il vero stacanovista non ha bisogno di questo, prosegue indisturbato per la sua strada.

Il lunedì dovrebbe essere diverso, il suo significato connotativo dovrebbe richiamare idee di leggerezza, tranquillità, ripresa lenta, energia, positività, dialogo e gentilezza. Dovrebbe esserci un clima diverso che predisponga l’individuo ad essere positivo e lo introduca nella nuova settimana che sta avendo inizio.

A.

sabato 25 settembre 2010

Valentino - The last Emperor

Inizio dalla fine, con le parole pronunciate da Giancarlo Giammetti, compagno, amico e socio di Valentino, unito allo stilista da una relazione di 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, da 50 anni: “Il mondo della moda oggi è molto diverso. Se c’è un motivo per cui un giorno Valentino dovrà smettere è questo. Questo non è un mondo fatto per lui.”


Si evince una mentalità opposta rispetto a quella che domina Matteo Marzotto a cui sono spettate le decisioni riguardanti amministrazione e finanza da quando il Gruppo Marzotto ha acquisito la Valentino S.p.a. il 30 giugno 2002: “Dobbiamo guardare ai numeri oltre che allo stile. Oggi uno stilista è più un manager che creatività pura. Una delle nostre esigenze è tenere d’occhio il mercato e capire cos’ha in serbo il futuro.” Un modo di pensare diverso, che guarda solo il risultato e che spinge verso la produzione di un numero maggiore di accessori perché “portano soldi”.
La moda ormai è un business enorme ed il futuro è nelle mani delle banche di investimento.
Tessuti di alta qualità, materiali preziosi, abili sarte, schizzi e cuciture fatti a mano, ornamenti lussuosi hanno lasciato il posto alla produzione seriale, alla griffe ostentata e alla quantità.


Il mondo di Valentino è incredibile, a partire dal Chateau de Wideville, la sua casa vicino a Parigi, da Michael Kelly, il suo adorabile, premuroso e preparato maggiordomo, passando per i suoi cinque cani di razza Carlino, a cui il dog sitter lava i denti e spruzza il profumo, che hanno il loro posto sul jet privato e sono abituati a farsi fotografare, fino ad arrivare alle creazioni da sogno che l’artista ha realizzato nel corso della sua carriera.



Un istinto innato ha da sempre guidato lo stilista e queste parole lo testimoniano: “Credo che questo sia il più bel vestito della collezione. Mi sono svegliato con questo vestito in testa. Ero seccato perché non mi piaceva quello precedente e l’ho cambiato con questo… All’ultimo minuto, il miracolo della collezione!”

L’unicità delle sue collezioni ha origine dall’unicità della sua persona; il glamour “è una cosa che ho nel sangue. Amo una bella donna, un bel cane, un bel mobile… Amo il bello, che ci posso fare?!”
Imperdibili le battute a proposito dell’acconciatura delle modelle:“Per questa collezione voglio uno chignon!!! Non voglio una pazza!”; verso gli implacabili fotografi: “Non fate tante foto, devono uscire perfette!”, i battibecchi e gli affettuosi litigi con Giancarlo Giammetti: “Ma quale pancia?Io non ho pancia! Tu invece hai tre strati!” e le frasi pronunciate quando perde le staffe: “Qua la gente deve stare in ginocchio davanti a me!”





Il mio personalissimo, ma credo molto condiviso, desiderio di possedere un abito Valentino si placa (ma non del tutto) man mano che il docu-film va avanti, mentre vengono raccontate le sorti dell’azienda fino ad arrivare alle dimissioni dello stilista, in seguito alla “irripetibile” festa di celebrazione dei suoi 45 anni di carriera: “E’ quindi il momento perfetto per dire addio al mondo della moda. Come dicono gli inglesi, lascio la festa finché c’è gente…”
Non resta che mettersi alla ricerca di un autentico Valentino… Vintage!



A.



venerdì 24 settembre 2010

Il mondo di Coco Chanel. Lezioni di vita e di stile dalla donna più elegante di sempre.



Il mondo di Coco Chanel. Lezioni di vita e di stile dalla donna più elegante di sempre. di KAREN KARBO
 
1. Una donna dovrebbe essere sempre elegante e favolosa.
2. Occorre essere qualcuno, non qualcosa.
3. L’atto più coraggioso rimane quello di pensare a sé stessi. Ad alta voce.
4. Si deve sopravvivere anche ai grandi amori.
5. Non perdere tempo a battere contro un muro sperando che si trasformi in una porta.
6. Il denaro è un buon servo e un pessimo padrone.
7. Una donna che non mette il profumo non ha futuro.
8. C'è un tempo per il lavoro e un tempo per l’amore. Non rimane tempo per nient’altro.
9.La soluzione non è guardare dietro di sé, ma salire ancora più in alto.
10. Che importa l’età! Oggi siamo le ragazze che eravamo e che saremo.



L’icona della moda protagonista della storia e del costume del ‘900, di cui abbiamo appena riportato il Decalogo, è nata da una famiglia poverissima, è diventata orfana ancora bambina ed è stata allevata in un severo convento di suore... Insomma, tutto sembrava destinare Gabrielle ad una modesta vita di provincia, ma il suo spirito, il suo carattere e il suo caraggio hanno invece cambiato le sue sorti: con le sue oramai celeberrime invensioni (il tailleur, la chiassosa bigiotteria e il profumo che ha consquistato tutto il mondo) ha rivoluzionato il modo di vestire delle donne e non solo quello: per Chanel la donna doveva essere libera e moderna. 

Coco torna protagonista di una biografia non tradizionale, molto glamour.
 
Stile, indipendenza, praticità e classicità senza tempo: queste sono alcune delle parole chiave dell’universo Chanel. Ma dietro ognuna di esse, come dietro ogni capo della famosa Maison parigina, ci sono una donna e la sua vita, le sue vicende e le sue scelte indissolubilmente intrecciate agli avvenimenti più importanti e ai cambiamenti epocali che hanno segnato il XX secolo.

Descrivendo con uno stile leggero e piacevole le caratteristiche principali della storia di Coco, Karen Karbo ci fa conoscere il lato più nascosto e personale di una grande icona della moda. Attraverso i suoi giudizi cinici, le sue battute cattive o i suoi indimenticabili aforismi, la scrittrice ci fa conoscere la complessa personalità di Gabrielle. Non solo le sue creazioni come il tailleur di tweed, le inconfondibili borsette trapuntate, le petit robe noir, sono dovute al suo genio e al suo inconfondile gusto, ma soprattutto ad un audacia unica.

Coco Chanel non è stata soltanto la più grande stilista del XX secolo, la sua eredità va oltre la moda e riguarda l’universo della donna nel suo complesso, la sua immagine, il suo ruolo nella società, la sua femminilità, il suo potere. Lei stessa ripeteva che aveva “restituito al corpo delle donne la sua libertà”.
 
Le illustrazioni, particolarmente belle, sono di Chesley McLaren. Il titolo originale inglese è The Gospel According to Coco Chanel. Life Lessons from the Worlds Most Elegant Woman (Morris Book Publishing, 2009).




C.

mercoledì 22 settembre 2010

LIKE A JAPANESE GIRL

http://coccaon.deviantart.com/
Immergersi, anche per un breve viaggio, nel Giappone è davvero spiazzante (anche per chi, come me, era ben preparata a quello che poteva trovarsi davanti): dovete immaginare un paese ricco di cultura, usi, costumi e tradizioni vecchie quanto le nostre e che però con noi non hanno nulla a che vedere!!
http://coccaon.deviantart.com/
http://coccaon.deviantart.com/
http://coccaon.deviantart.com/
Si passa dal cemento di Tōkyō, troppo grande, troppo sgargiante, troppo tutto alla mistica tranquillità di Kyōtō, con le sue case di legno, gli aironi in mezzo alla città, le colline con i templi, i kimono che tutte le donne (dalle bambine alle signore anziane) indossano anche solo per uscire a fare la spesa e le lanterne di carta di riso, a segnare i locali, che sembrano galleggiare nell'aria. 
http://coccaon.deviantart.com/
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E altrettanto spiazzante è anche il cibo giapponese (di cui io sono una grandissima fan), pulito, lineare, essenziale, terribilmente più elegante di qualsiasi altro piatto etnico, e con, anche qui, regole, sapori, abbinamenti e usi che non possiamo nemmeno sospettare. Mi ci sono voluti pochissimi minuti per affezionarmi alle ciotoline di riso, alle bacchette e alla soia (che è praticamente presente sotto qualsiasi forma!!). Così, una volta tornata a casa mi sono cimentata con la cucina giapponese, ricercando i sapori trovati nel lontano paese del Sol Levante e constatando che molti piatti sono davvero facili da fare: bastano solo pochi prodotti per creare mille piatti e quasi tutti di una semplicità disarmante; per di più, dopo un paio di giorni di cucina giapponese, durante il mio soggiorno nipponico, mi sono accorta che mi faceva sentire proprio bene!

http://coccaon.deviantart.com/

La ricetta che vi voglio proporre è quella dell'ONIGIRI (che si pronuncia "onighiri"), la palletta di riso avvolta nell'alga che tutti, da bambini, abbiamo visto divorare almeno una volta dai protagonisti delle nostre serie animate preferite.
Siccome i giapponesi non sono abituati al pane, i loro panini sono a base di... riso! Eh si! L'onigiri infatti non è altro che un triangolo o un palla di riso pressato, ripieno con un po' di qualsiasi cosa e avvolto con un pezzo d'alga nori; per quanto riguarda il ripieno ci si può sbizzarrire, generalmente sono ripieni di tonno, salmone o gamberi cotti, eventualmente mescolati con un poco di maionese. In ogni caso l'onigiri è una prelibatezza spettacolare; in Giappone si trova ovunque, anche al supermercato, già confezionato, ma è molto semplice farlo a casa.
ingredienti:


* alga nori

Il riso deve essere tiepido, quindi se è freddo scaldatelo un po' nel microonde. 
Procurarsi una ciotola d'acqua e una ciotola con del sale.
Bagnarsi le mani, sfregarle con un po' di sale e poi prendere un pugnetto di riso caldo. Modellare il riso a forma, anche grossolanamente, di triangolo o palletta, e formare un incavo. Deporre nell'incavo un cucchiaino di ripieno a scelta (io consiglio il gambero cotto, ma anche il sashimi di salmone è buonissimo!) e chiudere con un altro po' di riso.
Dare alla polpetta di riso una definitiva forma trinagolare o a palla e premerlo bene, in modo che sia bello compatto.
Avvolgere il triangolo nella pellicola e metterlo a riposare al fresco (in frigorifero andrà benissimo).
Prima di mangiarli, a piacere piegare un quadratino di alga nori intorno alla base del triangolo o su un lato della palletta (in questo modo l'alga rimane più croccante).

  
Non mi resta altro che augurarvi: いただきます!!



C.

martedì 21 settembre 2010

Skull mania

La diversità attrae. Le categorie assolute dai confini apparentemente chiusi e impenetrabili non esistono. Questo vale anche per la moda.
Il teschio, che rievocava situazioni di pericolo, uno stile di vita borderline, un gusto dark, atmosfere lugubri, gotiche, un look non convenzionale è uscito allo scoperto e ha conquistato gli occhi e i cuori persino delle più incorruttibili bon ton girls.
Da elemento privo di ornamenti è divenuto oggetto impreziosito con borchiette, Swarovski e diamanti. Impossibile non menzionare Alexander McQueen con la sua skull scarf e la clutch con un teschio come chiusura.
Non hanno resistito alla skull mania nemmeno la maison Dior con la collezione “Fiancée du Vampire”, Tarina Tarantino con la sua eccentricità e i colori fluo, Delfina Delettrez e l’artista inglese Damien Hirst che ha creato la scultura in platino “For the love of God”, a forma di teschio, arricchita con 8.601 diamanti.
Dalle passerelle, alla vita quotidiana passando per icone fashion e star internazionali la skull mania ha conquistato tutti.

Alexander McQueen: clutch, skull scarf e skull tee

Tarina Tarantino

Ballerine Giuseppe Zanotti


Un consiglio accessibile a tutti? Graphic t-shirts All Saints



A.